Una svolta per l’inclusione: la LIS nel piano di studi dell’Istituto Cartesio di Roma
Tempo di lettura: 4 minutiPer la prima volta in Italia, la LIS – lingua dei segni italiana entra stabilmente nel piano di studi di una scuola secondaria di secondo grado. Succederà a partire da settembre 2025 presso l’Istituto Paritario Cartesio di Roma, fondato da ANAPIA nel 2009, che introdurrà l’insegnamento della LIS nell’indirizzo I.P.S.S.A.S. – Istituto Professionale Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale.
Il progetto segna un primato assoluto per il sistema educativo italiano e rappresenta un’importante evoluzione verso una scuola davvero inclusiva.
Un’idea fortemente voluta da ANAPIA
La proposta nasce dall’impegno di ANAPIA nel promuovere innovazione didattica, inclusione e risposte concrete alle esigenze del mondo del lavoro. Il nuovo insegnamento sarà affidato a docenti madrelingua sordi-segnanti e C.O.D.A. (Children of Deaf Adults) qualificati, provenienti dall’associazione “Insegniamo” di Albano Laziale, realtà già attiva da anni nell’ambito dell’insegnamento strutturato della LIS.
Il corso avrà durata triennale, con un monte ore annuale di 66 ore (due ore settimanali) e seguirà il Metodo VISTA, già collaudato a livello nazionale per l’apprendimento progressivo della lingua dei segni, oltre ad altri metodi di più recente diffusione.
Comunicare per includere
Alla base del progetto c’è una consapevolezza precisa: saper comunicare con persone sorde o non verbali è oggi una competenza essenziale, soprattutto nei contesti sociosanitari. «Abbattere il muro dell’impossibilità alla comunicazione – si legge nella proposta – è il primo passo verso un’autentica inclusione».
La LIS, infatti, non è solo uno strumento tecnico, ma una vera e propria lingua che crea un ponte relazionale, utile nei rapporti con utenti, pazienti, famiglie e colleghi. Il corso coniuga teoria e pratica, con esercizi di comprensione e produzione, role playing, attività in circle time e peer education. L’obiettivo è il raggiungimento del livello A1/A2 del Quadro Comune Europeo, sufficiente a sostenere conversazioni di base con persone sorde in ambito professionale.
Una lingua, una cultura, un’identità
«Questo progetto – spiega Mirko Corsi, presidente di Insegniamo APS – permetterà agli studenti di acquisire una conoscenza utile e concreta. Sapere la LIS significa potersi presentare, parlare di sé, del proprio lavoro, comprendere l’altro. È una competenza che arricchisce il curriculum, ma anche il modo di guardare al mondo».
Il team docente sarà composto da quattro figure altamente qualificate: una docente madrelingua sorda, una docente CODA, una psicologa esperta in disabilità sensoriali e dinamiche familiari, e lo stesso Corsi, già interprete di LIS e di LIST (la LIS di tipo “tattile” per persone sordocieche) e docente di cultura e storia della comunità sorda. «Fin dal primo minuto – spiega – gli studenti vivranno un contesto in cui la LIS è usata con naturalezza. Questo approccio riduce le frustrazioni, stimola entusiasmo e favorisce l’apprendimento autentico».
Ma l’intento non è solo linguistico. Il progetto vuole anche accrescere la consapevolezza culturale: «La LIS è una lingua con grammatica, sintassi e struttura. Conoscerla significa entrare in contatto con la comunità “Sorda segnante” e osservare le peculiarità dell’identità della persona Sorda, superare la paura del diverso e imparare a comunicare su un canale visivo-segnico. La sordità non è un limite, ma una condizione identitaria che va riconosciuta e valorizzata».
Una risposta a un bisogno reale
Il corso risponde a un’esigenza concreta e diffusa. «Secondo le stime – aggiunge Corsi – nasce un bambino sordo ogni mille (vedi: https://www.osservatoriomalattierare.it/news/attualita/20253-sordita-genetiche-un-insieme-di-malattie-diffuse-ma-ancora-troppo-trascurate). Solo nell’area romana, la comunità sorda segnante conta circa 5.000 persone (ed è una stima al ribasso). Offrire agli studenti strumenti per comunicare con loro significa costruire una società più accessibile e inclusiva».
In un mondo in cui le competenze linguistiche in LIS sono sempre più richieste, anche per via dei concorsi pubblici spesso andati deserti per mancanza di candidati idonei, questa formazione rappresenta un’opportunità reale di occupazione maggiormente qualificata.
Un impegno per la scuola e per il territorio
L’introduzione della LIS nel piano orario del Cartesio ha comportato solo una lieve rimodulazione delle materie, senza compromettere la qualità complessiva del percorso formativo. Una scelta strategica che dimostra la capacità dell’istituto e di ANAPIA di anticipare i bisogni emergenti del mondo del lavoro e della società.
Situato nel quartiere Laurentino-Fonte Ostiense, l’Istituto Cartesio è da sempre attento a offrire risposte educative di qualità anche a studenti provenienti da contesti fragili. L’avvio del corso LIS rafforza questo impegno, consolidando l’identità della scuola come luogo di crescita, consapevolezza e uguaglianza.
«Siamo molto orgogliosi di avviare questo progetto: da quanto ci risulta, è la prima volta che la LIS viene inserita stabilmente nella didattica curricolare di un istituto scolastico. In alcune scuole ci sono stati corsi pomeridiani, ma questa è una vera e propria sperimentazione strutturata, che parte dal triennio e che abbiamo intenzione di mantenere nel tempo» – spiega la professoressa Annalisa Coletta, fino a giugno scorso coordinatrice vicaria dell’Istituto Cartesio, e tuttora docente di matematica e fisica presso l’Istituto.
«L’idea è nata anche grazie all’eredità progettuale lasciata dal preside Salvatore Sasso, molto attento ai temi dell’inclusione. Quando ho assunto l’incarico di vicaria, dopo la scomparsa del preside Sasso, ho cercato di portare avanti questo progetto, coinvolgendo colleghi e responsabili della scuola, e ricevendo fin da subito grande entusiasmo. Dopo un lavoro di documentazione e confronto con il Ministero, abbiamo capito che la strada percorribile era quella di sfruttare la quota di autonomia del 20% del monte ore per introdurre questa lingua nella programmazione scolastica».
«Ciò che rende ancora più significativo questo percorso – continua Coletta – è che nasce in una scuola professionale a indirizzo socio-sanitario, dove la conoscenza della LIS può davvero fare la differenza, sia sotto il profilo umano sia professionale. I nostri studenti avranno uno strumento in più per relazionarsi con le persone fragili e, allo stesso tempo, una competenza spendibile nel mondo del lavoro. Non si tratta di un semplice corso, ma di un primo step verso una formazione più completa e inclusiva. L’entusiasmo dei ragazzi ci ha confermato di essere sulla strada giusta: alcuni di loro, già informati del progetto, ci hanno espresso grande curiosità e partecipazione, mentre i neodiplomati si sono detti addirittura dispiaciuti di non poter partecipare. Questo ci ha fatto riflettere sulla possibilità di estendere in futuro l’iniziativa anche ad altri studenti, magari con attività integrative o laboratoriali. Non vediamo l’ora di cominciare».