Studentesse, STEM e stereotipi di genere
Tempo di lettura: 2 minutiSarà davvero scritto nel DNA il nostro futuro? Sarà davvero che se nasci donna sei poco adatta alle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics)?
Le statistiche
Gli ultimi dati statistici della ricerca di Ipsos per Save the Children – diffusi in occasione della Giornata Internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 22 dicembre 2015 e che si celebra ogni 11 febbraio, per riconoscere il ruolo fondamentale delle donne e delle ragazze per la scienza e la tecnologia – eludono questi stereotipi di genere per informare, al contrario, che oggi le immatricolazioni universitarie al femminile per le materie STEM – tutte le materie tecnico-scientifiche, dalla fisica alla chimica, la robotica, la matematica e le varie branche dell’ingegneria – sono in aumento (54%) per scelta e per passione. In Italia, quindi, il 22% delle ragazze scelgono corsi scientifici.
Porsi gli obiettivi giusti
Importante, per raggiungere questo e ogni altro tipo di obiettivo, seguire sempre le aspirazioni, assecondare le proprie abilità senza alcun condizionamento esterno e, soprattutto, capire l’importanza del valore aggiunto che queste figure professionali possono dare alla società. E per arrivare a questo è importante acquisire una “cittadinanza scientifica”, condividerla non solo nell’ambito della ricerca, ma anche all’interno di tutto il territorio.
Gli investimenti del PNRR
Oggi, ad aiutare questo processo, troviamo anche gli investimenti PNRR con l’aumento di borse di studio, a sostenere queste ragazze nel raggiungimento degli obiettivi prefissati all’interno dell’Agenda 2030 e, inoltre, come aggiunto dalla Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa – sono in aumento sostegni alla mobilità per tutte le studentesse che decidono di studiare lontano dal proprio luogo d’origine. Per aumentare questo processo – continuano le parole della Ministra – è necessario un cambio culturale che parta innanzitutto dalla famiglia e dalla scuola.
Marianna Zito