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ITS, le scuole che colmano il divario tra offerta e domanda di lavoro. Intervista al Dott. Daniele Vacchi, direttore della Fondazione ITS MAKER di Bologna

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Secondo gli ultimi dati rilasciati da AIRE, l’anagrafe degli italiani all’estero, al 1 Gennaio, sono 6 milioni gli italiani, che hanno lasciato il paese. Un milione, ci ricorda l’ISTAT, solo tra il 2012 e il 2021; un quarto dei quali aveva una laurea.  Se incrociassimo le uscite annuali censite dall’Istituto di statistica con i laureati registrati dal ministero dell’Università, scopriremmo che partono, ogni anno, il 5-8% dei nostri giovani altamente formati. Sono proprio gli under 30 che fanno più volentieri la valigia e abbandonano il paese perché migliori sono le prospettive di carriera ma perché, soprattutto, ad un anno dal titolo di studio, il guadagno è il 41,8% in più di quanto sarebbe in Italia. L’Italia si conferma un Paese esportatore e la fuoriuscita non riguarda solo le professioni ad elevato valore aggiunto (medici, ingegneri, specialisti dell’Ict) ma anche giovani che ancora studiano. Bisogna invertire quanto prima la rotta se si vuole dare, alla seconda potenza manifatturiera d’Europa, la possibilità di restare tale.

La disoccupazione giovanile rimane ferma a una quota assolutamente inaccettabile per una Nazione come l’Italia; ormai molti giovani, soprattutto nel Sud d’Italia, versano in una tale disillusione verso il futuro, che non cercano più neanche un lavoro: il cosiddetto fenomeno dei Neet

Ma esiste qualche possibilità di incidere su tale situazione velocemente?

La possibilità potrebbe essere quella di rilanciare l’economia, di incentivare gli investimenti, aumentare la produttività e specializzare i giovani che dopo il diploma rischiano di sentirsi spaesati, senza le competenze necessarie per affrontare il mondo del lavoro, senza il giusto equilibrio tra teoria e pratica. La specializzazione, infatti, permette agli studenti di trovare lavoro più brevemente e soprattutto di muovere i primi passi con solide basi di partenza, e quindi uno stipendio iniziale migliore. Gli ITS, Istituti Tecnici Superiori, sono delle vere e proprie scuole di specializzazione a cui si può accedere dopo il diploma. Questi istituti offrono una formazione mirata in base alle esigenze lavorative, una preparazione tecnologica e innovativa fondata principalmente sull’apprendimento sul campo.

Gli ITS forniscono ai giovani diplomati competenze tecnologiche, tecniche e professionali per cominciare lo svolgimento di una professione: l’obiettivo è quello di colmare il divario tra l’offerta e la domanda di lavoro e assicurare una continuità formativa e professionale e assicurare il progresso economico. Hanno una durata che oscilla tra i quattro e i sei semestri e almeno il 30% delle ore si svolge direttamente in azienda. Il diploma, ottenuto dopo una prova di verifica, è corredato dall’EUROPASS per favorire la circolazione in ambito nazionale ed europeo.

Abbiamo intervistato il Dott. Daniele Vacchi, Direttore della Fondazione ITS MAKER, l’istituto tecnologico superiore che offre corsi biennali post diploma di alta formazione nelle aree Meccanica, Meccatronica, Motoristica e Packaging in Emilia-Romagna.

Red.  Perché un giovane diplomato dovrebbe scegliere di frequentare un Istituto Tecnologico Superiore? Qual è il plus rispetto al percorso universitario?

DV: La ragione per cui un giovane deve iscriversi all’ ITS dopo il diploma è perché ha voglia di avere, nel giro di 2 anni, un’occupazione con un alto tasso di professionalità e quindi anche un ottimo trattamento economico. Il vantaggio degli ITS rispetto ad altri percorsi è quello di offrire una didattica innovativa basata sul lavoro e sull’esperienza di gruppo con laboratori reali e con insegnanti che per il 70% delle ore di docenza provengono dalle imprese che poi assumeranno i ragazzi. Questa la reale differenza tra il livello formativo degli ITS e tutte le altre offerte formative post diploma che normalmente ignorano il tema fondamentale oggigiorno della gestione diretta e personalizzata dell’allievo.

 

 

Red:  ITS MAKER che tipologia di corsi di alta formazione offre?

DV: L’ITS MAKER si occupa delle tecnologie e del mondo dell’automazione e dell’automotive che assieme alla meccatronica e alle macchine utensili sono le quattro colonne della manifattura tecnologica dell’Emilia Romagna che provvede al 75% della ricchezza di questa regione. Per quanto riguarda le altre competenze ottenibili occorre consultare il sito nella sezione ITS Academy perché di fondazioni, in Emilia Romagna, ce ne sono 7 e coprono anche altri livelli di conoscenza come quelli turistici e medicali. Mentre i corsi di formazione ITS MAKER sono inerenti appunto al mondo dell’automazione, dell’automotive, dei nuovi materiali della progettazione e della specializzazione anche nel motosport, nei motori endotermici e sono specializzazioni tutte calcolate e costruite sui distretti industriali e che sono specifici della nostra regione; sono anche oggetto di una certa concentrazione intorno alle 8 province dove noi gestiamo i nostri corsi con 11 sedi complessive: Piacenza, Parma, Fornovo, Reggio Emilia, Modena, Sassuolo, Bologna, Faenza , Forlì, Rimini e Misano.

Red:  I corsi sono completamente gratuiti?

DV: I corsi sono completamente gratuiti. Occorre affrontare una prova di selezione fondamentalmente basata sulle motivazioni personali. Essendo completamente gratuiti vogliamo evitare il rischio che qualcuno vi acceda senza essere convinto davvero di voler intraprendere la carriera industriale. L’unica cosa che viene richiesta, una volta che l’allievo si è iscritto, è una cifra di 200 euro che copre i 2 anni del corso. Essendo la prova di selezione motivazionale può essere affrontata con qualunque tipo di diploma superiore. Il corso è organizzato secondo il criterio dell’allineamento iniziale di qualunque competenza il che significa che, dopo le prime 80 ore, tutti gli allievi partono alla pari e tutta la classe arriva in fondo al corso con un livello di competenza sufficiente. Normalmente non esiste bocciatura ma la capacità sta negli organizzatori del corso di non lasciare indietro nessuno.

Red: In base alla sua esperienza, in percentuale, quanti ragazzi riescono a trovare occupazione dopo aver frequentato un corso ITS?

DV: Al momento del diploma, dopo 2 anni, avendo già svolto 2 stage, di 2 mesi e mezzo, presso aziende del territorio, circa l’85% dei nostri allievi ha già una o più offerte di lavoro, nel giro di 10 mesi dal diploma il 100% dei nostri diplomati è al lavoro salvo che non ci sia qualcuno che voglia intraprendere un corso di formazione ulteriore, magari universitario, perché è possibile proseguire gli studi dopo l’ITS.

Red : Consultando il vostro sito, ho visto che state organizzando per il 14 settembre, a Modena, un convegno dal titolo “AFFRONTARE LA CARENZA DI TALENTI. DEMOGRAFIA, ATTRATTIVITÀ, NUOVE COMPETENZE. IL RUOLO DEGLI ITS”: quanto bisogno ha il nostro paese di personale specializzato e soprattutto, è davvero così difficile trovarlo?

DV : L’ Emilia Romagna è una delle regioni più ricche d’Europa dal punto di vista del valore della produzione, del valore economico ma anche sociale che grazie al suo sistema industriale è alla ricerca di tecnici ma ne vengono formati troppo pochi. C’è una grande domanda e c’è davvero una grande richiesta di tecnici. Avere un diploma ITS per un giovane è la libertà di scegliere il tipo di attività professionale e il tipo di azienda nella quale andare a lavorare con la forza di una competenza che le aziende ritengono indispensabile. I giovani oggi vogliono lavorare in un ambiente piacevole, gratificante, professionale e dove le competenze vengano riconosciute. Questo è il risultato del metodo ITS che non è una vera e propria scuola ma più che altro un metodo che serve per dare la libertà ad una generazione che spesso viene ingannata da percorsi formativi costruiti solo per legittimare l’esistenza di insegnamenti che poi non trovano applicazione nella vita reale del paese.

Red:  Perché gli ITS in Italia sono ancora poco conosciuti?

DV: Gli ITS sono ancora poco noti perché sono stati per i primi 10 anni gestiti come una forma di conferimento di competenze di tipo sperimentale. Poi, finalmente, l’anno scorso, grazie al deputato Serse Soverini sono riusciti a diventare legge e oggi gli ITS fanno parte dell’ordinamento scolastico nazionale e con gli ITS si consegue il quinto livello europeo di istruzione che corrisponde al primissimo gradino universitario.

La redazione

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